Real Stories
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Ogni stroncatura non è che un atto di amore tradito
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NON LASCIARMI

Vediamo un giovane in sala operatoria mentre una ragazza palpita per lui oltre il vetro, poi siamo immersi nella severa ma serena atmosfera di un collegio inglese senza tempo diretto da un\’attrice segnata dal tempo: Charlotte Rampling. Sappiamo già tutto, eppure non sappiamo ancora niente. Rassegnati esseri umani fanno da pezzi di ricambio per altri esseri umani. Forse l\’amore può allungare le loro esistenze, forse il talento artistico è la misura del loro amore. Ma l\’umanità è comunque un bosco di villette a schiera. Tre interpreti struggenti passano dalle espressioni fanciulle al tormento di volti spigolosi: la navigata (tra i pirati) Keira Nightley e gli emergenti Carey Mulligan e Andrew Garflield, futuro Spider-Man. Un triangolo che fatica a definirsi e a chiudersi per mancanza di modelli: l\’arte, la passione e persino la pornografia acquistano nuovi significati nel toccante best seller di Ishiguro Kazuo a monte. Il regista che mise Robin Williams a mollo asettico in “One Our Photo”, ne replica l\’atmosfera algida che prepara la strada a tragedia e commozione. Ma cade di continuo in stucchevole tentazione: piogge dolorose, alberi solitari, vecchi cancelli, eterni prati, instancabile voce fuori campo che inciampa in ogni steccato retorico.

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FROZEN

Tre giovani imbecilli del Massachusetts, in trasferta con sci e snowboard, sbattono contro la malasorte e gli impegni del grizzly umano che hanno tentato di raggirare per scroccare una risalita. Rimangono bloccati sulla seggiovia, a fine week-end. Nelle poche scene prima della disavventura non hanno fatto altro che meritarsela: cazzeggio ventoso su amore e amicizia, un abbordaggio scivoloso e discorsi menagrami su quale sarebbe il modo peggiore per morire. Avrebbero anche fortuna, è una bella notte di luna. Ma prima di avere la geniale idea di aggrapparsi al cavo, risalirlo e raggiungere il pilone più vicino, lasciano trascorrere un tempo che basterebbe ad assiderare loro e a trasformare in stalattiti chi li guarda. Kevin Zegers, il bad boy di “Transamerica”, si getta in pasto ai lupi, ma fa battute su “Star Wars” con le ossa rotte in bella vista. Passano le ore (!), i giorni (!!), le notti (!!!), le confidenze (uffa) tra accaniti superstiti, poi qualcuno (forse) slavina a valle. L\’orrore di siffatti B-movie non è ovviamente la mancanza di verosimiglianza, quanto la totale assenza di (auto)ironia, a meno che in tal senso vada intesa la presenza di Shawn Ashmore che in “X-Men” è Iceman. Si resta raggelati tra inquadrature fesse, pipi addosso, guanti e gatti delle nevi perduti.

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NESSUNO MI PUO\’ GIUDICARE

Rimasta vedova, una 35enne viziata e classista deve lasciare il paese delle meraviglie con servitù plurima (Roma nord). Da stasera casa di Alice è il palazzo di periferia del cameriere Aziz (Hassan Shapi, simpatico volto noto). Nonostante l\’età molto più che maggiorenne e il tocco poco sexy da giraffa precaria, diventa una escort per politici, imprenditori e sportivi (okkio alle facce note). Ma come ingannare Raoul Bova, in amoroso agguato dalla finestra dell\’Internet Point di fronte? Il film ha buon ritmo, vocazione multietnica buonista, nessuna cattiveria. Prende per i fondelli Moretti come Nanni fece con Sordi, ribattezza in versione porno “Notte prima degli esami” (Brizzi è tra gli sceneggiatori), gode con Fausto Leali, affida la morale ai Pooh. Il pollice su è per Paola Cortellesi che fa da strepitoso perno caricaturale e canta senza dover chiedere perdono all\’immensa Caterina Caselli. Per il portinaio \’de pancia\’ Rocco Papaleo. Per i vicini di casa Lillo e Lucia Ocone (altrove sempre sprecati). Per come vengono usate le parole \’bagasce\’, \’destra\’, \’sinistra\’ e . Per l\’uscita anticipata grazie all\’unico ponte che sono riusciti a realizzare: quello per la presunta unità d\’Italia. Gli angoli pullulano di extracomunitari che cercano di venderti il Tricolore.

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TUTTI AL MARE

Nel 1977, Sergio Citti, amico e sodale di Pasolini, filmò con stile ruvido l\’andirivieni di personaggi in cerca di sesso e inganni in un “Casotto” sul litorale laziale. C\’erano Proietti e le sorelle Melato, Paolo Stoppa e Ugo Tognazzi, Catherine Deneuve e una giovane Jodie Foster. Cast eclatante ingaggiato chissà come, ggente che si spogliava di abiti e virtù. Oggi su quella spiaggia ritorna Vincenzo Cerami, che di Pasolini fu allievo (nel senso di scuola media), poi aiutante, e collaborò alla sceneggiatura con Citti, qui elencato fra i sette re di Roma. Oltre alla penna stavolta ci mette la faccia (è Gianni), la regia è del figlio Matteo. Riecco uno smemorato Proietti e riecco Ninetto Davoli, finto pescatore di pesce surgelato. La cabina si è trasformata in chiosco/bar (by night è un ristorante di presunta classe) gestito dal bravo Marco Giallini, er Teribbile della serie tv “Romanzo Criminale”. Ma chi comanda è mamma Ilaria Occhini dalla sedia a rotelle. Ennio Fantastichini anela al suicidio, altri al campo nudisti, Ambra (maluccio) alle donne. Corna, Abissinia, faccette nere, extracomunitari d\’oriente e svarioni geopolitici su Capodanno cinese e passaporti polacchi. Stessa spiaggia, stesso mare, altri tempi. Ma è obbligatorio oggi per il comico/grottesco fare il verso ai Vanzina?

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IL DISCORSO DEL RE

In Gran Bretagna il re non può imporre tasse, formare governi o dichiarare guerre. Ma quando parla, la nazione sa che lo fa in nome suo. Essere degni portavoce dello spirito di un popolo è questione di credibilità (nessuna allusione). Ma anche di vocalità. Dall\’esemplare film di Tom Hooper apprendiamo che Giorgio VI, padre di Elisabetta II, aveva un forte problema di balbuzie, dovuto all\’opprimente educazione ricevuta (balbuzienti non si nasce). La radio cominciava a rivelare intonazioni e difetti, ma a corte non si preoccupavano: l\’erede al trono era Edoardo, destinato però ad abdicare per amore della borghese Wallis Simpson. Il nuovo re non sapeva , anzi ne subiva il panico paralizzante. Ne seguiamo i forzati allenamenti psico-vocali: gargarismi, parolacce, urla liberatorie, bando alle sigarette e movimenti poco regali, imposti da un logopedista australiano (Geoffrey Rush), trovato dalla futura longeva Regina Madre (Helena Bonham Carter). Il direttore d\’orchestra vocale guida lo sdegnato paziente scontroso () alla democrazia dei modi, dei toni e dei media, sciogliendone la rigidità in Mozart e Beethoven. Ambienti fotografati come stati d\’animo, dialoghi e cast nobilissimi in cui eccelle Colin Firth, puntualmente da Oscar.

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127 ORE

Masse incolonnate nei titoli di testa, maratone affollate, pazza folla. Poi, il solitario Aron Ralston se ne va felice nel Blue John Canyon (Utah), dove preferisce mountain bike e arrampicate alla compagnia di fanciulle smarrite. Nessuno sa dov\’era diretto: mentre mammà chiamava lui era in doccia. Dopo 15 minuti di euforia ad alto volume, resta intrappolato in un crepaccio: il braccio incastrato sotto un macigno. Cala il silenzio, ma dura poco. Danny Boyle (“Trainspotting”, “28 ore”, “The Millionaire”) lancia la sfida al \’one man desert show\’ con le armi del suo cinema ridondante: schermo moltiplicato, incubi, cascate, tanta musica, uno Scooby Doo gonfiabile, falsi movimenti, false soggettive, veri ricordi falsati da sete, disperazione e videocamera. Salvato da un feroce miracolo, pentito di non essere stato più socievole con l\’umanità, il malcapitato è pronto per farsi una famiglia. Una morale più opprimente del masso di cui sopra, anni luce lontana dagli stenti anti-spettacolari di “Into the Wild”. La storia è vera (2003) e James Franco, troppo bello per essere moribondo, trova in sé le corde della giusta arsura. Molto bravo quando simula una delirante intervista tv con se stesso spacciato. Micidiale, non per colpa sua, quando corre verso la bibita sponsor come un coyote prezzolato.

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SHELTER

Horror soprannaturale
Seguiremmo Julianne Moore ovunque: quello sguardo terso che affascina per credibilità sotto l\’unico rosso che non disturba nella chioma, anzi fa tanto cine-nobildonna da Rinascimento. La seguiamo anche nei panni di una psichiatra resa vedova la sera di Natale, in conflitto etico/emotivo col babbo/collega e con una figlioletta presto in pericolo. Anche se si definisce (ci si metta in testa che fanno a pugni); anche se i demoni fanno – letteralmente – vomitare l\’anima a chiunque la circondi; anche quando incontra Jonathan Rhys Meyers il cui orrido torcicollo gli causa multiple personalità, ma le interpreta tutte allo stesso modo confidando nel cambio di inquadratura (in originale è pure peggio: bastasse inkattivire lo sguardo e alzare la voce…). La seguiamo tra pensieri tormentati e sopralluoghi fuori luogo dall\’atmosfera comunque inquietante. Ma quando Miss Freud si arrampica al pueblo dei nativi che praticano letali sortilegi e sui picchi della religione che si divora gli scettici, restarle fedeli è impossibile. La si lascia senza rimorsi alle viscide tinte del brutto thriller soprannaturale manipolatore, tanto il finalaccio buonista è garantito e l\’ultima rasoiata è solo un pretesto per (pre)pararsi il cu…ore horror.

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SCOMMESSA CON LA MORTE

Poliziesco Usa 1998
Nel quinto film dell’ispettore Callaghan (1988) il valoroso Clint appare piegato nella figura ma sempre deciso nell’azione: spacca, giustizia e distrugge con piglio da vendicatore. Deve vedersela con uno psicopatico che prende troppo sul serio un gioco ad eliminazione nato sul set di un b-Movie horror. E lo stesso Dirty Harry è nella lista. Tutti i sospetti indicano come colpevole il regista Liam Neeson, ma la soluzione richiede qualche peripezia in più: attentati, inseguimenti ed esplosioni. Ovvero la specialità (peccato che sia l’unica) del regista Buddy Van Horn, ex stuntman adibito da Eastwood a mettere pepe ultrasonoro come pirotecnico sfondo alle sue indagini. Tra i migliori effetti speciali: l’incursione di Jim Carrey.

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DYLAN DOG

Un ex cacciatore di mostri se la tira da detective vissuto (alla Marlowe, con voce off), ma finisce risucchiato nella solita lotta tra licantropi e vampiri, con il solito talismano che resuscita il solito demone. Il tutto girato maluccio da un regista tardo(gotico) che viene dai videogiochi e ambientato a New Orleans, dove è più facile credere che gli umani siano in minoranza, ma soprattutto dove girare costa meno. Kevin Munroe e i suoi sceneggiatori bolliti hard riescono a disgustare gli aficionados della creatura di Tiziano Sclavi (e di Xabaras) senza riuscire a raccattare l’attenzione dei fan mannari di “Twilight” (le suorine devote sono soprattutto femmine…). Dylan Dog suona il clarinetto, prende 250 dollari al giorno più le spese, abita in Rue Craven, ha un modellino di vascello (non in bottiglia) e paga il pieno del datato Maggiolino con la carta di credito (sigh). Groucho compare solo in foto: i saggi eredi hanno negato i diritti d’immagine, quindi la parte dell’aiutante ‘comico’ tocca all’aspirante detective giuggiolone Sam Huntington e agli zombie cacasotto che si rifanno il look all’outlet notturno (presto i ruoli coincidono). Già in “Superman Returns” faceva da spalla a Brandon Routh: inutilmente belloccio e senza spigoli soprannaturali. Horror ballerino, film giuda.

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COME LO SAI

Il figlio \’pecora bianca\’ di un pescecane della finanza e una frizzante fanciullina che vive di sport, si incontrano nel giorno peggiore della loro vita, dopo aver sprecato l\’occasione di un appuntamento alla cieca nel periodo in cui si credevano felici. Lui rischia la prigione ed è stato prontamente mollato dalla fidanzata, lei è stata esclusa dalla nazionale di baseball femminile tra i pianti solidali delle compagne di squadra. Carini no? E che voglia di tenerezza… Il regista dell\’omonimo film (1983) ce li agita – sifaperdire – intorno per due ore mentre si tentano, si perdono e si ritrovano al ralenti di un romanticismo stucchevole tra due attori incapaci di intendersi e di volersi. Reese Whiterspoon se la caverebbe anche: bionda, sexy e introspettiva il giusto. Ma Paul Rudd è un\’ecatombe: la scelta errata di chi crede che per interpretare un ruolo garbato ai limiti dell\’essere sfocato si debba ingaggiare un attore sfocato ai limiti della trasparenza. Per fortuna c\’è Owen Wilson (capita anche in “Vi presento i nostri”), terzo incomodo con gli accessori da bagno allineati in serie per le conquiste di una notte. Per disgrazia c\’è Jack Nicholson: sembra appena tolto dalla naftalina per imbalsamarsi in un ruolo senza autoironia in un film impagliato di noia.

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