Euro??
Al dodicesimo minuto del primo tempo di Notizie dagli scavi le lamentele di una prostituta prendono lo spettatore in contropiede: .
Il suono di una moneta troppo nuova rotola nella casa di appuntamenti romana che fino a quel momento avevamo ritenuto saldamente immersa negli anni Sessanta. Ma dove avremmo dovuto scorgere un segno moderno, una tinta reale, uno squillo contemporaneo, in quel piccolo mondo antico privo di cellulari, arredato come un\’alcova improvvisata e colorato declinando ogni ombra dell\’ocra nel corridoio e intorno al letto con la spalliera a ventaglio, e poi arieggiando ogni tempera del verde-acqua in una cucina che fa tanto Eduardo? La sorpresa si trasforma in senso di colpa, con i film d\’autore capita sempre. Mettiamo finalmente a fuoco quel frigorifero troppo blu, di certo recente: un pugno nello stomaco cromatico e temporale, proprio alle spalle della Gina che fuma accanita in vestaglia (Anna Paola Vellaccio, egregiamente lasciva).
Eppure no… la radiolina è vecchia. I soprammobili pure. E le tende sembrano disegnate. Però lui le apre, il flaccido factotum, forse autistico, che le signorine chiamano Professore, ma coprono di insulti e rimproveri: . La Signora (Iaia Forte) quasi lo licenzia per poco formaggio comprato per sbaglio, prima di andarsene sculettando nel cortile, portando all\’esterno l\’azione senza tempo – ormai l\’abbiamo capito – del film che Emidio Greco ha tratto da uno dei rari racconti scritti da Franco Lucentini senza Carlo Fruttero.
E\’ un breve capolavoro del 1964 che ha invece un suo tempo preciso, una collocazione radicata in quel piccolo mondo un po\’ lercio in cui si muove un omino/omone che conosce . Giuseppe Battiston lo tratteggia col disadattamento che sprigiona da sempre. Come il suo Professore, coi calzini bucati nei sandali e i capelli tanto piatti da sembrare finti, è vittima di un singolare handicap: siamo ormai così abituati a vederlo come straordinario non protagonista che oggi – che è finalmente protagonista – lui continua a essere straordinario, ma noi ormai lo diamo per scontato.
Notizie dagli scavi lancia una sfida netta al concetto di tempo e alle righe stesse da cui prende origine: ostinati dialoghi retrò in cui fanno irruzione anacronismi apparenti – Il corriere dello sport con le gesta di Adriano (il calciatore) – che stridono come attesi ospiti molesti. E\’ come se il regista usasse i bar e le piazze senza via vai, il romanesco che si imbelletta d\’italiano (), i marmi di Adriano (l\’imperatore) e quelli di Mussolini (l\’ospedale San Filippo Neri) per creare set teatrali assolati in cui si ghiaccia uno sguardo che non trova la chiave della complessità e sa che proprio in questo capolinea, rassegnato ma non umiliato, sta la sua cifra stilistica. Emidio Greco affronta con gli strumenti del cinema una realtà che ritiene possa essere solo osservata. Mai svelata, e meno che mai con le impotenti armi del cinema.
Il Professore è al capezzale della Marchesa, una prostituta momentaneamente \’redenta\’ che ha tentato il suicidio per scappare dalla solitudine: Ambra Angiolini coccola in sé intriganti malinconie che purtroppo strozza, fin da ragazzina, in forzate risate di stomaco. La sua amante in fuga ha lasciato al brav\’uomo l\’incombenza di assisterla. Lui le legge una guida turistica degli scavi di Tivoli: ci è finito per caso, gli altri sembrano persone gentili (perché acculturate?) e l\’antico uso di alcuni luoghi ancora non è chiaro agli archeologi. Lei lo incita a usare parole sue, quelle che lui non ha. Da dove iniziare a trovare un lessico? Dalla distruzione del precedente: il dettagliante, fare ambasciate, angustiato… Chi usa più questi termini nel 2011? Chi esclamerebbe: . Chi parla come Lucentini, o Gadda, oggi? E chi addirittura osa capirli? E\’ questo il pasticciaccio brutto da cui il Professore deve districarsi: liberarsi dal suono e dalla forma di parole che ronzano nella testa di Emidio Greco da 47 anni, quando scrisse una sceneggiatura di Notizie dagli scavi per il Centro Sperimentale. Parole che esplodono ora dalle sue mani come una bomba (intellettuale) intelligente: quelle che spazzano via le persone, ma non le cose. Il tempo, ma non il dubbio.
Presentato fuori concorso a Venezia, il film affianca oggi idealmente, nelle sale, lo spiazzamento del divino Battiston a quello del non-papa di Moretti. E porta con nobiltà Franco Lucentini sul grande schermo, dopo i danni irreparabili che gli ha inflitto quello piccolo con la recente malafiction derivata da La donna della domenica.
E\’ una storia semplice vista con occhi complessi, quella del Professore e della Marchesa. E\’ anche il titolo di un breve testo di Sciascia da cui Emidio Greco ha tratto un inquietante gioiello incompreso. Qui le atmosfere di un albergo a ore sui generis trovano puntuale la voce di Ornella Vanoni (le parole della canzone finale sono dello stesso Greco), dopo il riflesso di un\’ultima splendida imagine. Scritto con una m sola, come esigeva D\’Annunzio.
(da IL SOLE24ORE, aprile 2011)