Nel 1985, Carlo Vanzina realizzò un mediocre filmastro allucinato, sfruttando il titolo ben azzeccato del romanzo del giornalista Paolo Pietroni (sotto mentite spoglie) e la Milano da bere, affollata di griffe, top model e problematiche coca-nights. Oggi ritorna sul luogo del delitto con un nuovo delitto su sfondo di passerelle, stilisti gai ben accompagnati e scorci meneghini con spassosissima topografia inventata (via Silicone), inserzionista (Nobu), auto-citazionista (via Montenapoleone) e citazionista/riciclata (Villa Necchi, costruita dai signori delle macchine da cucire, dove Luca Guadagnino ha girato “Io sono l\’amore”). La fiorista Vanessa Hessler è pescata in un fiordo svedese per sostituire una modella investita e uccisa che si chiama come l\’autore della trilogia Millennium. Indaga Francesco Libbbano Montanari, qui in versione siculo/Monnezza (tendenza Montalbano). L\’assassino con la faccia da assassino si riconosce a prima vista, il resto è giallo spento che si trascina con pochezza televisiva. Al cine/sociologo Vanzina non basta la musica di Pino Donaggio per sembrare De Palma, né spedire qualcuno in clinica a Davos per resuscitare nonno Hitch. Ma poteva fare molto peggio (anche) in campo thriller: qualcuno ricorda “Squillo” con Raz Degan?
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