Real Stories
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Ogni stroncatura non è che un atto di amore tradito
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CARS 2

Saetta Mc Queen continua a vincere sgommando su asfalto e (soprattutto) sterrate, ma il vero protagonista è ormai l\'amico carroattrezzi Cricchetto, qui coinvolto suo malgrado nell\'intrigo internazionale di una cupola di vecchi catorci – carrozzerie e motori fossili, alfieri dei fossili inquinanti – che non si rassegna al tramonto di bulloni, valvole e petrolio. Una trama che sarebbe piaciuta a nonno Hitch, che non avrebbe però avuto l\'accortezza di mettere un insospettabile a capo del complotto. Dagli scafi, dai tetti e nel Big Ben si rifrullano gustose gesta da 007 su quattro ruote per neutralizzare la micidiale telecamera ideata dal crucco professor Zündapp, nome che a qualcuno ricorderà il grigio dei capelli di oggi e delle fiancate di ieri. Consueta cura Pixar/Disney per dettagli, atmosfere, auto-espressioni e peculiarità nazionali: Tokyo, Parigi e Londra doc. L\'Italia è un suggestivo mix tra Montecarlo, Camogli, Amalfi e una piazza toscana. Inseguimenti e movimenti plastici con adorabile credibilità, 3d utilizzato più per giocare con le riprese tv che con le fuoriuscite dallo schermo. Frecciata alla Papamobile, inno ecologico, Gran Premio all\'Amicizia. E un guaglione sbruffone con le ruote esposte (Alessandro Siani) che fa provare brividi d\'infedeltà alla porschettina Ferilli.

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THE HOUSEMAID

Reduce da un dramma famigliare, una giovane viene assunta come bambinaia dalla moglie/bambola, in attesa di due gemelli, di un facoltoso uomo d’affari che presto si interessa a lei oltre il consentito e la mette incinta. Scandalo soffocato – a caro prezzo – tra le lussuose mura domestiche: geometrico teatro di un dramma che culmina in una fiammata che evoca l’inferno dei ruoli sociali. E’ il remake di un capolavoro del cinema coreano, popolarissimo patrimonio nazionale (da quelle parte accade così), girato nel 1960 da Kim Ki-young. Il titolo è rimasto lo stesso, la trama no. La sinuosa perfidia originale della nuova arrivata si trasforma in candore sacrificale, e va perduta l’antica atmosfera di palpitante tensione in favore di rimandi cromatici e posizioni ad affresco (vino/lui/vasca/lei) cari alla macchina da presa di Im Sang-soo, un beniamino del pubblico di Seul a caccia di un tono torbido/stilizzato in (presunta) scia alla novelle vague. Qui scolpisce perfidi primi piani aggressivi. Ma a Chabrol non serviva la cattiveria nelle immagini per risultare cattivo.

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L\’ULTIMO DEI TEMPLARI

Il titolo italiano è truffaldino, oltre che già usato per un filmaccio con Dolph Lundgren. Quindi non cascateci come polli (anche se i fan di Nicolas Cage in gran parte se lo meritano). Non è il terzo capitolo delle simpatiche avventure del funambolico Ben Gates (Franklin + Bill) che si agita per difendere i segreti e l\’onore dei suoi avi. E\’ invece l\’ennesima marcia medievale tra appestati, boschi oscuri e ponti di legno con assi che cedono all\’ultimo istante. Le nebbie celano infernali lupi affamati e drammi spirituali di facile soluzione col libro sacro, le streghe e il diavolaccio che consente agli effetti speciali di aprire le ali dark e di mettere a tacere le critiche al Cristianesimo che la trama aveva lasciato affiorare spesso e volentieri tra liquami di fosse comuni e scatti da zombie horror. Un infallibile Crociato ammazza-infedeli si ravvede e diserta col compare Ron Hellboy Perlman, che ha una gran bella faccia da monastero in fiamme (infatti era il migliore ne “Il nome della rosa”). Cage è nell\’ostinata modalità \’dolente coi rimorsi\’, quella che lo rende simile a un totem vedovo senza reversibilità. Un ciarlatano venditore di reliquie, un Semola da addestrare, una fanciulla posseduta e Christopher Lee moribondo: tutto già visto, tutto da esorcizzare ronfando.

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tv 10 novembre

21.05 RaiDue Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo

Cascate, ragnatele, moto-scivoloni, Cate Blanchett made in Urss, indios, marziani in visita, Maya, lo scienziato pazzo, liane, fruste, guerra fredda, humour tiepido, nucleare bollente, Matusa Jones con figlio, formiche e comunisti voraci. I predatori dell’incanto perduto.

23.05 Italia 1 Dodgeball

Per salvare la sua palestra che sta per essere divorata dal pescecane salutista Ben Stiller (al suo meglio), il mite Vince Vaughn lancia la sfida a palla avvelenata (dodgeball). Volèe nella parti intime, comparsate illustri e sgangherati giochi di parole. Ma funziona.

23.25 Rete 4 U-571

Sommergibile americano (ma la Storia del ’42 dice: inglese) in missione di finto soccorso per impossessarsi di Enigma, la macchina rivelatrice dei codici criptati nazisti. Gli Alleati si fingono tedeschi. Ritmo efficace, cast svagato: McConaughey, Keitel, Bon Jovi, Paxton.

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UNA NOTTE DA LEONI 2

A Bangkok, la Las Vegas asiatica, tutto accade di nuovo, ma senza il brillante effetto di divertimento scorretto del primo film. Il dentista Stu Pr(ize) – ahah – va in Thailandia col branco di amici per sposarsi con una bella ragazza ricca il cui padre lo considera una nullità. Il cognato 16enne è un ragazzo prodigio, futuro chirurgo, marinaio e violoncellista provetto. Un dito tagliato renderà tutto impossibile, ma gli fa uscire una bella faccia da fattone gaudente. Sbronza drogata (Hangover), buco nero nella memoria, l\'amico checca/spacciatore che passa dalla \'botta\' alla ghiacciaia, foto compromettenti, monaci dileggiati (uno in sedia a rotelle, ahah), voto del silenzio inviolabile, buchi neri violabili, proboscidi in ogni senso (diffidare dei film in cui compaiono elefanti…). Tetti che scottano, tatuaggi più o meno molesti, Paul Giamatti sul grattacielo, facce da mala russa in moto e un\'odiosa scimmia galoppina. Più Myke Tyson stonato. Protagonisti in piallata replica di se stessi: anche lo stralunato Zach Galifianakis non strappa più di un sorriso. Volgare non è far fumare un macaco e far penetrare il dentista moralista da un trans. E\' ripeterlo tre volte. E poi farlo vedere. E\' credere che . Come no. Ahah.

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LIBERA USCITA

L’eterno adolescente Owen Wilson, qui ridotto a sottomarca di se stesso, spera che la babysitter dei suoi figli voglia sedurlo, sbava per il lato B delle donne per strada e non ha ancora imparato la tattica per nasconderlo alla consorte. Gliela spiega l’amico Jason Sudeikis: faccia da allupato tontolone che scatta ‘foto mentali’ a tette&chiappe per ricordarsene al momento giusto (grande scoperta: ci si masturba anche dopo il matrimonio, e a qualcuno piace farlo in macchina). Le mogli esasperate concedono loro una settimana di libertà assoluta (“Hall Pass”, titolo originale). Ma i due sciocchi inconcludenti la prima sera si ingozzano e si addormentano, la seconda sono strafatti, la terza ubriachi… A rimorchiare sono solo le signore. Finale ‘disgustosamente’ familista. Ce lo aspettavamo dai registi di “Tutti pazzi per Mary”, “Io, me & Irene” e “Amore a prima svista”? Sì. Nonostante i dialoghi sull’uso goloso della lingua, l’esibizione di membri neri, le fantasie su dita mancanti, le confidenze scurrili amplificate, la vasca schizzata di marrone e il patetico ballo senza camicia (hawaiana) sul bancone della disco, la vena dei fratelli Farrelly ha da tempo perso la presunta originalità trasgressiva e si fa scavalcare in volgarità da “Una notte da leoni 2”. Almeno fino ai titoli di coda.
UNA NOTTE DA LEONI 2
Regia: Todd Phillips
Con Bradley Cooper, Ed Helms, Zach Galifianakis, Justin Bartha, Paul Giamatti, Jamie Chang, Mason Lee
Commedia comica Usa 2011
A Bangkok, la Las Vegas asiatica, tutto accade di nuovo, ma senza il brillante effetto di divertimento scorretto del primo film. Il dentista Stu Pr(ize) – ahah – va in Thailandia col branco di amici per sposarsi con una bella ragazza ricca il cui padre lo considera una nullità. Il cognato 16enne è un ragazzo prodigio, futuro chirurgo, marinaio e violoncellista provetto. Un dito tagliato renderà tutto impossibile, ma gli fa uscire una bella faccia da fattone gaudente. Sbronza drogata (Hangover), buco nero nella memoria, l’amico checca/spacciatore che passa dalla ‘botta’ alla ghiacciaia, foto compromettenti, monaci dileggiati (uno in sedia a rotelle, ahah), voto del silenzio inviolabile, buchi neri violabili, proboscidi in ogni senso (diffidare dei film in cui compaiono elefanti…). Tetti che scottano, tatuaggi più o meno molesti, Paul Giamatti sul grattacielo, facce da mala russa in moto e un’odiosa scimmia galoppina. Più Myke Tyson stonato. Protagonisti in piallata replica di se stessi: anche lo stralunato Zach Galifianakis non strappa più di un sorriso. Volgare non è far fumare un macaco e far penetrare il dentista moralista da un trans. E’ ripeterlo tre volte. E poi farlo vedere. E’ credere che . Come no. Ahah.

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RED

C\’era una volta la Guerra Fredda, miniera per il cinema di spionaggio che oggi centra il bersaglio solo quando 007 si rifrulla tarantinato (“Casino Royal”). Oppure quando si fa parodia. Qui il tono scanzonato alla lunga stona, ma è la strada giusta per scavalcare il Muro di quelli che \’ce credono\’ (vedi anche il bistratto, futile e autoironico “Innocenti bugie”, con Tom Cruise e Cameron Diaz). Bruce Totem Willis è passato dalle sporche guerre in Africa e sul Caucaso a una casa spoglia dove contempla la crescita di un avocado (RED sta per: Retired Extremely Dangerous, ovvero è un ex agente Cia, pensionato ma sempre molto/molto pericoloso). La sua unica compagnia è la voce di una telefonista sconosciuta che sogna di girare il mondo e vedere le sfilate di primavera a Milano. Sarà coinvolta in avventure da James Bond quando, dal passato, in Guatemala, riemergono scheletri ingombranti per un futuro presidente. Cast che (si) diverte: Morgan Vecchiavolpe Freeman, il pazzoide balistico John Malkovich – strepitoso, poi anche lui esagera con le torture ai testicoli e le granate da baseball – e la killer Helen Mirren – strepitosa fino in fondo – che coltiva fiori, ma non riesce a vivere se non lascia morire (anche d\’amore). E quando un uomo col revolver incontra una ragazza col bazooka…

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LONDON BOULEVARD

Il gangster redento Colin Farrell esce di prigione e scopre che in Inghilterra non si può più fumare nei pub. Tutto il resto è come prima: l\’amico Ben Chaplin scodinzola agli ordini di un collerico boss per pagarsi la droga, la sorella si attacca al corpo e al portafogli di ogni uomo che incontra, i vecchi senzatetto fanno da palestra per l\’iniziazione di bulletti feroci e la mala è sempre un gorgo da cui non si può uscire. Lui sbraccia per rimanere pulito, quasi accetta un lavoro come sorvegliante della star depressa Keira Knightley (). Risuonano esortazioni volgari dai paparazzi sui tetti, ma per vedere i due amoreggiare occorre aspettare che spunti la speranza che la previsione del protagonista () sia sbagliata. Alle prese con una trama stravista, finale compreso, l\’esordiente William Monahan ricalca Guy Ritchie e Tarantino, ma non possiede né il ritmo accattivante dell\’uno, né la geniale forza di parodia dell\’altro. I suoi \’pazzi scatenati\’ sono immersi in un\’atmosfera aliena: salsa british con spezie yankee. Cast da urlo: Farrell è un eterno James Dean, Ray Winstone un kattivo al cubo, David Thewlis un sublime amico decadente in filosofica decomposizione.

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X-MEN – L\’INIZIO

Come fu che Magneto, interpretato da un bastardo tarantinato, scelse il lato oscuro della forza dei mutanti contro gli umani, creature di Neanderthal impaurite dai nuovi Homo Sapiens. Come fu che il prof Xavier si mise a capo dei buoni, li schierò con la Cia, perse le gambe e si rifugiò nel maniero tra i prati, sempre predicando con instancabile retorica telepata: al bravo James McAvoy di Narnia e “Wanted” tocca il ruolo più saccente del decennio. Come fu che la bella orgogliosamente blu scelse l\’uno, e la Bestia intelligente l\’altro. Il regista dei non-supereroi capolavoro di “Kick Ass” agita tanti supereroi come fossero supereroi come tanti. Nell\’unica gag riuscita, Wolverine li manda tutti aff… senza lasciarsi coinvolgere nel fantapolpettone. Meglio le sue origini (2009) di questi 007 turbinanti tra libellule posticce, rabbie \’scatenate\’, abitini sexy e citazioni di cinema bellico retrò: Guerra Fredda, missili a Cuba, schermo e sottomarino a pezzi. recita il Mereghetti sul primo “X-Men”. Stavolta più che mai: sull\’atollo stile Lost, gran gara di pacchianeria finale tra il nazi-atomico Kevin Bacon (con similHellBoy di rinforzo) e un pugno di Power Rangers che fa a pugni con la Marvel.

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BEASTLY

Dopo essersi specchiato i pettorali nello skyline di New York e aver fatto le flessioni da american gigolo, un fico-biondo-occhiazzurri va a scuola a tenere un comizio su quanto sia indispensabile essere belli per avere successo nella vita. Glielo ha insegnato il padre business man che però non lo ca…lcola nemmeno quando lui vorrebbe dirgli di essere stato eletto: gli deve mandare un sms da un metro di distanza. Alex Pettyfer, il ragazzino protagonista di “Stormbraker”, è germogliato in uno splendido giovine (vedi anche “Sono il numero quattro”); infatti rimane tale – con ottime possibilità di \’fare tendenza\’ – anche senza capelli e sfigurato da goffe cicatrici posticce e da rami di tatuaggi in cui scorre una vera linfa a orologeria: se entro un anno una fanciulla non gli dichiarerà il suo amore, rimarrà conciato così. La maledizione gliel\’ha scagliata una compagna di scuola che se la tira da strega dark (però funziona). La sedicente Bestia scorrazza tra reclusioni dorate, escursioni rivelatrici, buone azioni volte al ricongiungimento dei migranti e lezioni di vera vi(s)ta impartite da un non vedente. La Bella è in trepidante attesa fin dalla seconda scena. Approccio col passamontagna, poi tutti allo zoo dall\’elefante (e ridaje). Venghino, venghino: fotoromanzetto a tre piste.

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