Il titolo italiano è truffaldino, oltre che già usato per un filmaccio con Dolph Lundgren. Quindi non cascateci come polli (anche se i fan di Nicolas Cage in gran parte se lo meritano). Non è il terzo capitolo delle simpatiche avventure del funambolico Ben Gates (Franklin + Bill) che si agita per difendere i segreti e l\’onore dei suoi avi. E\’ invece l\’ennesima marcia medievale tra appestati, boschi oscuri e ponti di legno con assi che cedono all\’ultimo istante. Le nebbie celano infernali lupi affamati e drammi spirituali di facile soluzione col libro sacro, le streghe e il diavolaccio che consente agli effetti speciali di aprire le ali dark e di mettere a tacere le critiche al Cristianesimo che la trama aveva lasciato affiorare spesso e volentieri tra liquami di fosse comuni e scatti da zombie horror. Un infallibile Crociato ammazza-infedeli si ravvede e diserta col compare Ron Hellboy Perlman, che ha una gran bella faccia da monastero in fiamme (infatti era il migliore ne “Il nome della rosa”). Cage è nell\’ostinata modalità \’dolente coi rimorsi\’, quella che lo rende simile a un totem vedovo senza reversibilità. Un ciarlatano venditore di reliquie, un Semola da addestrare, una fanciulla posseduta e Christopher Lee moribondo: tutto già visto, tutto da esorcizzare ronfando.
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