Real Stories
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Ogni stroncatura non è che un atto di amore tradito
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I DUE PRESIDENTI

La prima volta che Tony Blair va a Washington a studiarsi i Democratici (1992), l\’autista nemmeno lo aiuta a mettere la valigia nel portabagagli. Però fa amicizia con Bill Clinton, fresco di trionfo e incuriosito dal New Labour britannico. Marciando esauriente ma noioso, come un bigino di storia contemporanea, il film racconta del loro fitto rapporto umano e politico: Tony viene eletto premier, è solidale con Bill quando scoppia il caso Lewinsky (sua moglie Cherie no), le signore vanno a teatro insieme (Hillary trova brutta Cherie), uno deve vedersela con l\’Irlanda del Nord, l\’altro con riforma della sanità e gay nelle forze armate, poi litigano sulla necessità di bombardare Milosevic, Blair attacca Clinton in casa sua, Clinton garantisce a Blair che Al Gore vincerà facile… invece (la) spunta Bush jr e l\’omino di Downing Street, come sibila la frase iniziale di Oscar Wilde, venderà l\’anima politicante al nuovo diavolo a stelle e strisce, inghiottito da un oblò come ne “L\’uomo nell\’ombra” di Polanski (stessa tesi). Sussidiario di buon livello con retroscena privati sulle recenti relazioni tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Dopo “The Queen”, Michael Sheen rischia di blarizzarsi a vita, Dennis Quaid si espande in un tronfio Mandela bianco. Per i non anglosassoni, Premio Chissenefrega 2010.

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LA SCUOLA E\’ FINITA

Dopo essersi ‘mangiato’ cinque paste (ovvero l’ecstasy), lo studente di una scuola come tante (ovvero a pezzi in ogni senso) si butta a volo d’angelo dal tetto. Tutto gli rimbalza, e anche lui. Resta illeso, ma è frantumato da una vita famigliare da brutta soap opera. Né gli servirà il morboso aiuto degli insegnanti di italiano e di scienze: ex coppia troppo in cattedra, rivali nel recupero di un ragazzo difficile, ma incuriosito dalle oscure profondità del mare e della chitarra. Il prof è ancorato agli anni 70: ‘viaggia’ con Majakovskij e Clapton, si tuffa nell’inevitabile okkupazione devastatrice-ma-vitale, non regge la fuga nella ‘moderna’ ketamina e quando c’è la ‘perquisa’ in classe, i cani puntano lui (sballi anche in sceneggiatura). La prof Valeria Golino fa volontariato adolescenziale consentendo troppi abbracci all’adolescente che sarà vittima dell’ennesima droga affettiva: Ma Dove Mai Andranno nell’intenso finale del film di Valerio Jalongo, urlo slabbrato che denuncia la noia invocando Cultura. C’è molto ‘già visto’, e l’unico ben calato (ops) nella parte è il giovane Fulvio Forte. Notevoli Vibrazioni in colonna sonora: Francesco Sàrcina è un ex allievo della scuola romana protagonista, intitolata a un pedagogista svizzero che oggi si butterebbe strafumato dal tett

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CLASS

Commedia d’iniziazione adolescenziale al sesso che fa sfoggio di un’accattivante sceneggiatura e di due interpreti che fanno bene la parte del sex symbol per collegiali (con incantevole tardona annessa). Andrew McCarthy è un impacciato studente piccolo borghese che stringe una turbolenta amicizia con Rob Lowe: bello, ricco e scafato con le donne. Una sera, a Chicago, il primo viene sedotto e svezzato (in ascensore!) da una più che affascinante signora che potrebbe essere sua madre: supersexy Jacqueline Bisset. Invece è la madre dell’altro, che la prende male. Molto male.

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DUE CUORI E UNA PROVETTA

Apprendiamo con gioia che, nella terra dei sessuofobi Tea Party, esiste anche l’uso del Getting Pregnant Party, dove le 40enni ancora sprovviste di figli invitano baldi stalloni vestiti da vichingo affinché elargiscano il seme. Poi, magari li sposano. O magari capita che gli spermatozoi siano quelli del migliore amico della celebrante che, ubriaco e vendicativo, si masturba infoiato nel bagno con una bionda da copertina. Sette anni dopo, di ritorno a New York dal protettivo Minnesota, la mammina felice non si accorge di nulla, ma il moccioso pidocchioso riconosce al volo il padre biologico, immaturo e ipocondriaco quanto lui. E dove ci gustiamo queste sottili gag da sbellicarsi? In un filmastro yankee coi nerd brufolosi e le troppo incinte? Macché. In una pretenziosa commedia presunta brillante, una di quelle che si credono spiritose facendo cianciare le donne di e i maschietti di . Qualche paranoia di coscienza, ritmo zero e patetico moralismo che si finge liberal (ah, l’inseminazione…). E’ per compensazione affettiva, o per bisogno di denaro, che Jennifer Aniston ha ciccato 14 ruoli su 16 dal 2000? (per sapere quali si salvino, inviate un sostanzioso obolo a chi scrive. Mica solo la Aniston ha bisogno di soldi a strascico).

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JACKASS 3D

Il gruppo di dementi, di imbecilli, di freaks compiaciuti, di anarchici mostri mangiasterco che ha trionfato su Mtv e già in due film (più negli States che da noi), ritorna con le sue zozze imprese (insopportabilmente zozze) ai confini del pericolo. Sfidano alveari, bisonti e gli zoccoli di un asino che mira – benissimo – al bassoventre. Si esibiscono in acrobatici giochi di peti senza frontiere e subiscono quelli di un jet. Un tipo si fa strappare un dente da una Lamborghini in accelerazione, un altro si fa lanciare in cielo dentro un cesso biologico \’esplosivo\’. Risse tra nani, mazzate nei testicoli in ogni sport, spassose candid camera. Ma si ride più sullo schermo che in platea. Il 3d amplifica schizzi, rimbalzi e masochismo. Di cinematografico non c\’è nulla, tranne l\’insistente pensiero che – iper-volgarità a parte – oggi Charlot farebbe questo: bersi cocktail di sudore e giocare a tennis sconcio. E allora parliamo di tv. La Grande Tr…asmettitrice partorisce feti che poi crescono – ma non maturano – sul grande schermo e nel calderone di YouTube (godetevi le burle di Remi Gaillard, lui sì Genio Vero). Date retta a mamma tv, bambini… a casa non fatelo il lancio del nano! E già che ci siete non fatevi fare fessi da barbaradurso e la morale dal signorino alfonso.

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INCONTRERAI L\’UOMO DEI TUOI SOGNI

Dopo la felice rimpatriata a Manhattan con “Basta che funzioni”, Woody ritorna a Londra, teatrino cultural/turistico (con Barcellona) del peggio del suo cinema recente, peraltro già sottotono da vent\’anni. Fortuna vuole che questa volta non abbia dimenticato (o non abbia svenduto) la sua miglior dote: la leggerezza ironica che si sogna europea, ma germoglia a New York. Gemma Jones, mamma di Bridget e Madama Poppy Chips in Harry Potter, si fa dettare la vita a colpi di predizioni e cicchetti da una cartomante ciarlatana. Suo marito Anthony Hopkins l\’ha lasciata, ossessionato dal bisogno di gioventù nel corpo e al fianco: sposerà un\’impresentabile prostituta equina (ruolo pensato – sigh – per Nicole Kidman). La loro figlia Naomi Watts ha il marito sbagliato: lo scrittore in crisi Josh Brolin che plagia un morituro e occhieggia dalla finestra le forme di Freida Pinto di “The Millionaire”. Quello giusto è il suo principale, il sexy gallerista Antonio Banderas? Gli intrecci scorrono gradevoli, le illusioni aiutano a vivere, il destino sorride alle vecchie lunatiche, magia e psicologia si litigano le speranze umane. Non è un capolavoro, ma una simpatica commedia velata di cinismo. Allen continua ad abusare di Shakespeare, ma le commedie degli errori (“Match Point” su tutte) sono alle spalle.

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GORBACIOF

A Poggioreale la brillantina è una divisa. Il ragioniere del carcere napoletano lascia il monotono lavoro quotidiano, dopo aver quotidianamente svuotato la cassaforte, e si tuffa nel quartiere in cui galleggia monotono coi capelli corvini impomatati, gli abitucci grigi appesi addosso, il broncio da padrino fallito. Gioca per vizio morboso ma asciutto: poker nel retrobottega di un ristorante cinese, macchinette in bar squallidi, bingo in sale troppo colorate dove vegliarde col doppio rossetto gli fanno le fusa. Poca vita, sempre quella. Qualche sonnolenta tappa in chiesa e al cimitero, una stanza in apnea, la voglia violacea in faccia da cui il soprannome. Solo l’occhio gli guizza al seguito del frusciare delle banconote: sempre di meno, sempre più fetide. Non legge correttamente i segni: il fiorire di frutti allineati in una slot è solo un’illusoria trappola del fato (vedi: Irène Jacob in “Film Rosso”). L’omino vesuviano ondeggia. Le conseguenze dell’amore per una giovane orientale con padre indebitato, lo spingono ad azzannare pesci più piccoli di lui. Ma è una pedina dal destino segnato. Non è un film dell’ottimo Paolo Sorrentino, nonostante analogie sorprendenti (lo sgradevole protagonista guarda sgradevoli documentari di animali come lo sgradevolissimo ‘amico di famiglia’). E’ un film dell’ottimo Stefano Incerti de “L’uomo di vetro”. Nobile opera di miserie quasi mute. Tutta sulle spalle di Toni Servillo. Spalle da Chaplin.

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il thriller SALT-imbanco

Chi è davvero l’agente Cia Evelyn Salt, che saltimbanca ferita da un cavalcavia a un ponte e da un camion all’altro, dopo che un disertore russo l’ha accusata di essere una spia allevata e istruita dal Cremlino per uccidere un giorno il presidente degli Stati Uniti? E’ Lara Croft, che apre con le mani l’ascensore privato della Casa Bianca e si cala attaccata ai cavi come fossero liane. E’ Spider-Girl, che rimbalza in fuga tra i cornicioni: il marito (imprevisto) infatti studia i ragni. E’ ovviamente Angelina Joile, capace di fraintendere e di volare ogni volta che una trama idiota richieda grinta supersexy. Storie che funzionano solo quando mollano i seri ormeggi presuntuosi e si tuffano nel fantastico (vedi “Wanted”, e persino il filmastro con Tom Cruise e Cameron Diaz). Al cinema, le bugie impossibili sono sempre innocenti, le cazzate improbabili sempre colpevoli. Qui la totale assenza di logica, e della necessaria ironia che potrebbe farle da alibi, sprofondano il presunto thriller ambiguo in un pozzo irritante che meriterebbe gli ex sovietici ri-mettessero davvero mano al nucleare. Philip Noyce, sciagurato patrono di opere malefatte sotto il segno del pericolo, azzera ogni suspense: il traditore supremo non solo ha una palese faccia da russo, ma ne ha anche appena interpretato uno.

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LA DONNA DELLA MIA VITA

Figli di padre differente, ma della stessa madre che vive per essere ciò che dice il titolo, Alessandro Gassman e Luca Argentero sono cresciuti sviluppando modi opposti nel relazionarsi. Uno è un abile piacione sul lavoro e con le donne, un orgoglioso dongiovanni, anche se sposato e in dolce attesa. L\’altro è timido, sensibile, rinchiuso nel guscio famigliare altoborghese dopo una brutta delusione sentimentale. L\’arrivo della violoncellista Valentina Lodovini – nuova fiamma del secondo ed ex (non del tutto) del primo – stona il quadro innescando nuovi giochi di ruolo tra i fratelli galletti e (s)cambiando la loro natura. La chioccia artiglia buoni propositi, gloglotta bugie, cova rosei destini per i propri pulcini. La grazia nella recitazione e l\’eleganza naturale di Stefania Sandrelli ci convincono persino che sbagliare per troppo amore sia una forma di assolvibile candore e non un delitto meritevole di doppia condanna. Sebbene spesso troppo urlato, sebbene scivoloso quando si tratta di rompere il ghiaccio mentre si rompono le acque, anche il tono da commedia brillante ha frequenti lampi di graziosa eleganza, tipica dei soggetti di Cristina Comencini. Luca Lucini (“Solo un padre”, “Oggi sposi”) si conferma un regista capace, Giorgio Colangeli sorprende in versione \’cumenda\’.

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THE KILLER INSIDE ME

Un giovane vicesceriffo sadico, una sexy prostituta masochista, un vecchio ricco ricattato con figlio bovino innamorato. Profondo Texas anni 50, profondo noir. Esternamente brilla il bianco di una luce lucida: regole, frasi fatte, canzonette, sudore domato da camicie ben educate, rispetto formale per le donne: . All\’interno, sussulta una torbida anima corrotta: rabbia, traumi infantili, violenza selvaggia che massacra corpi di femmine innamorate. La fidanzata Kate Hudson e la focosa Jessica Alba adorano, anche se tumefatte, anche con l\’ultimo respiro, il \’gentleman\’ Casey Affleck: stella, cravatta, stivali e occhi western finalmente credibili (non come quando uccise Jesse James Pitt). Le fiamme dell\’inferno arrivano dopo due ore di rarefatta tensione che si infila morbosa nelle piaghe di una storia psicologicamente e visivamente impeccabile. L\’inglese Michael Winterbottom adatta con mano magistrale il romanzo all\’origine: un capolavoro, yankee fino al midollo, di Jim Thompson: sceneggiatore per Kubrick (“Orizzonti di gloria”), autore di “Rischiose abitudini”, buon film pure quello. Una pellicola così può permettersi tutto, anche di abusare di Donizetti: perché non va a caccia di furtive lagrime facili e sa come scolpire il Destino.

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