Chi è davvero l’agente Cia Evelyn Salt, che saltimbanca ferita da un cavalcavia a un ponte e da un camion all’altro, dopo che un disertore russo l’ha accusata di essere una spia allevata e istruita dal Cremlino per uccidere un giorno il presidente degli Stati Uniti? E’ Lara Croft, che apre con le mani l’ascensore privato della Casa Bianca e si cala attaccata ai cavi come fossero liane. E’ Spider-Girl, che rimbalza in fuga tra i cornicioni: il marito (imprevisto) infatti studia i ragni. E’ ovviamente Angelina Joile, capace di fraintendere e di volare ogni volta che una trama idiota richieda grinta supersexy. Storie che funzionano solo quando mollano i seri ormeggi presuntuosi e si tuffano nel fantastico (vedi “Wanted”, e persino il filmastro con Tom Cruise e Cameron Diaz). Al cinema, le bugie impossibili sono sempre innocenti, le cazzate improbabili sempre colpevoli. Qui la totale assenza di logica, e della necessaria ironia che potrebbe farle da alibi, sprofondano il presunto thriller ambiguo in un pozzo irritante che meriterebbe gli ex sovietici ri-mettessero davvero mano al nucleare. Philip Noyce, sciagurato patrono di opere malefatte sotto il segno del pericolo, azzera ogni suspense: il traditore supremo non solo ha una palese faccia da russo, ma ne ha anche appena interpretato uno.
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