Solo contro tutti: ex mogli, femministe (o più semplicemente: donne), minoranze etniche e religiose, Mel Gibson torna a fare al cinema ciò che gli riesce meglio: il ruvido Gringo rapinatore, con attimi tarantinati, che supera la frontiera col Messico, viene arrestato e finisce in una prigione/villaggio dove deve lottare per la propria sopravvivenza e per quella di un ragazzino (col vizio del fumo) il cui fegato è destinato al capo della violenta baraccopoli. Mad Max usa se stesso come arma letale e fa breccia nel lieto fine dopo un percorso brutto, sporco e non abbastanza cattivo (se il modello è “Fuga di mezzanotte>). Un Mel Gibson post-sé stesso. Muscoli da museo.
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