Con impeccabile stile anti-drammatico, Gianni Amelio porta sul grande schermo il romanzo incompiuto di Albert Camus (la cui opera è invece un costante magma drammatico), quello ritrovato nell\’auto dello scrittore dopo lo schianto fatale che gli costò la vita, in Borgogna, nel1960. L\’infanzia del protagonista in Algeria, dolorosamente senza padre e con una dolce madre addolorata (Maya Sansa), è autobiografica sia per quanto riguarda Camus che Amelio. E\’ forse l\’ampia possibilità di identificazione a indurre uno dei nostri migliori registi a privilegiare la perfezione dello sguardo alla sua incisività introspettiva. Come se ci fosse una paura di scoprire e scoprirsi, sullo sfondo di questo film ricco di attimi densi di ellissi e di spessore.
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