Sappiamo da troppi anni ormai che lo humour e i \’tormenti\’ di Woody Allen funzionano solo finché sbocciano tra i grattacieli della sua adorata Manhattan. L\’accanita e micidiale cine-tournée europea (altro che Oscar alla sceneggiatura che gridano vendetta) replica sfoggi geografico/culturali per a spiegare ai newyorkesi cosa sia stato costruito, scritto e dipinto nel Vecchio Continente. Per noi, è un bigino a cartoline. Dopo il Big Ben, Notting Hill e Shakespeare (capito che siamo a Londra?); la Sagrada Familia, le Ramblas e Gaudí (olè, Barcellona); la Senna, Degas, Modigliani e Cocteau (baci dalla Parigi che fu), ecco il Colosseo, Benigni, Scamarcio e Boccaccio. Più tutto quello che avete sempre sentito dire sul made in Italy e non avete mai osato chiedere smettessero. Girovagando tra Roma, volti noti, equivoci e sogni è quasi impossibile non incontrare Fellini. Eppure Allen non si tuffa mai nella fontana giusta.
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