Il problema non è il pilota lucciolone che un Alieno Saggio, in punto di morte alla deriva sulla Terra, ha nominato Lanterna con compiti di sovrumana difesa interstellare. Anzi, nonostante l\’inespressività belloccia del dissepolto Ryan Reynolds di “Buried”, il personaggio è quasi simpatico quando esterna autoironica sorpresa nel vedersi calato in vesti pisello da supereroe, va a titanico rapporto su lontani pianeti multiformi e torna a casa esausto dopo una giornata da Marine galattico. Il regista di Zorro Banderas e del miglior 007 da decenni (“Casino Royale”) se la cava sbarcando nell\’Era dei Cellulari il fumetto retrò della DC Comics. Eterno superbinario: supetragedia cosmica, supernemiko, superbia da sconfiggere, superlotta finale dopo superaddestramento alla “Full Metal Jacket” per sterminare col verde dell\’Energia il giallo della Paura. Il problema è che di cine-supereroi non ne possiamo più. Delle loro imprese tutte uguali e dei film tutti uguali – sebbene variamente (s)piacevoli – che ce le raccontano. Qui il bravo Peter Sarsgaard si trasforma in un rabbioso Elephant Man in odio a babbo Tim Robbins e la graziosa Blake Lively riconosce la mascherina al secondo appuntamento. Brutti sguardi dopo i titoli di coda. Visto anche questo. Ora basta. Per legge.
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