Un ventenne che non ha mai lasciato la sua isola, il nonno pescatore che crede nell\’ospitale legge del mare, un padre sparito tra le onde, la madre Donatella Finocchiaro che sogna una nuova vita altrove, amici strafottenti, una barca da pesca che sta per essere rottamata e viene usata per l\’ultima estate al servizio dei turisti. Linosa, come Lampedusa in “Respiro”, non è più (solo) uno scoglio ricco di grotte che non compare sul mappamondo. E\’ il punto di sbarco – spesso doloroso – degli emigranti clandestini. Il paese è diviso tra accoglienza e rifiuto; madre e figlio ospitano una donna nera incinta, la aiutano a partorire, subiscono il fascino avventuriero emanato da una maschera esotica (troppo) bella e simbolica. Stesso mare, altra scena: uomini alla deriva sembrano zombie mentre si aggrappano al peschereccio del giovane e ne vengono respinti con violenza. Ancora una volta Emanuele Crialese firma un\’opera marina, salata, ruvida con venature romantiche. Ma l\’impasto di lirismo e macchiettismo partorisce più panni stesi che densità di sguardo. Fuori dalla rotta capolavoro di “Nuovomondo”.
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