Il primo film nostrano a sfondare il muro dei 60 miliardi incassati è un trionfo solare e scanzonato, con l’Italia contagiata dalla voglia di ballare sull’aia in compagnia di qualche bellona disposta a concedersi al campagnolo dal cuore fanciullo. La Toscana, teatro delle ‘zingarate’ degli Amici miei di Monicelli (qui presente come voce dell’invisibile nonno Gino), torna in auge al cinema grazie a un nuovo Leonardo – il Pieraccioni – all’epoca (1996) all’opera seconda dopo “I laureati”. Interpreta Levante, commercialista che ama la famiglia e gli amici: la sorella Barbara Enrichi, innamorata della farmacista del paese; il fratello Massimo Ceccherini, ossessionato dal troppo sesso che non fa; e il meccanico Paolo Hendel che ha il chiodo fisso della topa. La sua vita è sconvolta dall’arrivo della perturbazione del titolo: Lorena Forteza, Natalia Estrada e altre tre sensuali ballerine di una compagnia spagnola di flamenco, che hanno confuso il casolare del nostro eroe bucolico con l’agriturismo dove avrebbero dovuto soggiornare. Lui rimane colpito nel cuore e in testa. Si scatena una contagiosa ilarità.
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