Dopo l\’evasione/carambola di Vin Diesel, i sedicenti sgommanti riformano il clan di \’solo parti originali\’ del primo e del quarto episodio (il bis-cilecca e la trasferta a Tokyo non fanno testo) e vanno a scassare casseforti e carrozzerie sotto il Cristo e tra le favelas di Rio: come il pappagallino blu quanto il lampo di una Porsche. Al terzo tentativo, Justin Lin tampona il bersaglio nel miglior modo possibile: un\’azzardata rapina al treno, un abbozzo di spessore al carattere di personaggi decerebrati, un kattivo cinico/economico che funziona. Il livello dell\’auto(ops)ironia è sempre zero, ecco perché queste righe preferiscono sollazzarsi con eccessi più lerci e consapevoli. Qui credono davvero di fare intrattenimento serioso con salti acrobatici, inseguimenti da cartoon e fottuti controsterzi. Paul Walker persiste inutilmente biondo (altro che muovo Steve McQueen), Jordana Brewster sceglie il momento sbagliato per dirgli che sarà papà, ma il filone giusto per ancheggiare tra le fiancate. Figlio di un padre evocato commosso nel plenilunio, e di una Dodge Charger in evoluzione, Vin Diesel è ormai così taurino che il suo corpo a corpo con Dwayne Johnson sembra un incontro di sumo. L\’azione accelera fast & furious. Mai quanto l\’opzione fast forward.
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