Aspettativa bassa, quindi bella sorpresa e alto gradimento. Senza \’invadenti\’ pippe politiche contemporanee, il fulgido eroe di un\’America ancora senza k, spakka patriottico e non nazionalista, complici i nazisti, comodo nemiko da eliminare senza rimorsi. Ma la famigerata Hydra è scientificamente più erculea dello snobbato Hitler, al quale Capitan America dà un pugno in faccia sulla prima (profetica) copertina del primo albo del primo Vendicatore Marvel (1941). La storia fila via divertente: un ostinato soldo di cacio, che vuole servire il proprio Paese sull\’orlo della guerra, viene infine arruolato dall\’irriconoscibile Stanley Tucci che lo ritiene la cavia perfetta per il super-siero potenziatore. Dai coperchi di bidoni usati invano per difendersi dai cazzotti in ogni vicolo di New York (un raggio di “C\’era una volta in America”), il giovanotto passa allo scudo a stelle e strisce in lega ultra-solida, costruito dal babbo di Iron Man. Ma – “Flags of our Father” di Eastwood insegna – viene usato solo come simbolo in tuta per raccattare fondi in deliziose immagini da tournée militare. Dura poco, c\’è un Teschio Rosso da neutralizzare: Hugo Weawing, che si è fatto le ossa da superkattivo in Matrix. L\’ex Torcia Chris Evens arde di bontà muscolosa agli ordini di Tommy Lee Jones (con Samuel L. Jackson in attesa). Joe Johnston, Oscar per gli effetti speciali di Indiana Jones, è abile nel trasformarlo da scricciolo a velociraptor bellico: è il regista di “Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi” e “Jurassic Park III”.
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