Una notte buia e tempestosa, un cappio in cantina, una donna cieca. Chi sta fotografando il suo suicidio forzato? La gemella si ostina in una disperata indagine tra ombre sinistre, mentre a sua volta è vittima della patologia degenerativa della vista. Il marito la accompagna diffidente in ambienti ostili: un paesello popolato da creature degne di Dylan Dog (è un complimento), un cimitero solitario, un lindo albergo allegro quanto un manicomio cecoslovacco (con sottosuolo in tinta). Una figura sfocata bracca la protagonista. E’ il giovane di cui non vediamo mai il viso e che diviene – una sparizione dopo l’altra – il suo unico punto di riferimento? Con la benedizione dark di Guillermo Del Toro, il catalano Guillem Morales tiene alta la qualità di suspense e inquadrature: la prima metà è un capolavoro, la scena nelle docce – l’intrusa finisce nel ‘vortice’ delle non vedenti fino a risultare lei quella con le percezioni fuori uso – è straordinaria nell’evitare il ridicolo acceso da pupille troppo spiritate. Belen Rueda, già protagonista dell’eccellente “The Orphanage” (recuperatelo!), si conferma la musa del (raro) paella/thriller che azzecca ogni macabro ingrediente, humour compreso. Qui funziona persino il flash usato come arma di fuga, già ridicolo ai tempi di nonno Hitch.
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