Dopo aver litigato con la cognata che sostiene una donna non possa lavorare sotto un\’altra (scena magistrale), Elizabeth Banks si sta godendo il bimbo biondo e il micione Russell Crowe a colazione, quando è arrestata per l\’omicidio della sua boss. La bellezza le scolora in parlatorio via via che perde la speranza di uscire di prigione. Il marito prof che si infervora insegnando Don Chisciotte, prima si ostina con(tro) i mulini a vento dei ricorsi, poi decide di farla fuggire. Setaccia idee grimaldelle e/o bombarole su Internet, contatta delinquenti che lo fregano, altri che lo aiutano, e Liam Neeson: recordman (deluso) delle evasioni. Tenta, fallisce, ritenta. E\’ il classico uomo grigiastro spinto oltre i propri limiti da situazioni imprevedibili, come piaceva a nonno Hitch. Eppure Paul Haggis ha deluso molti di coloro che ne tengono l\’osannato cadavere in cantina. Il regista di “Crash”, sceneggiatore di “Million Dollar Baby”, srotola le conseguenze di ogni gesto: azione e reazione su sfondo di destino beffardo. Ma in coda a un\’opera quasi perfetta (il paragone va fatto con analoghe trame sbalestrate), cade nella trappola degli inseguimenti su strada e su rotaia che deragliano in dialoghi micidiali. Due attori in stato di grazia, la perdono di colpo quando un babbo disperato si lancia lagnoso verso lo zoo e un\’ergastolana in fuga si preoccupa dei semafori rossi.
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