Una manager francese sente le farfalle nello stomaco (è un modo garbato per dire che ha l\’orgasmo) solo se strappa la miglior percentuale in un affare. Il suo fidanzato è peggio di lei: vivono sul filo di tempi strettissimi in giornate full business. Ma iniziano ad arrivarle letterine variopinte che lei stessa si è scritta quando aveva sette anni – l\’età della ragione del titolo originale – e che un ostinato notaio di provincia ha conservato fedele. La donna in carriera resiste all\’eco di un tempo in cui giurava che non avrebbe mai mangiato ostriche, nuociuto agli elefanti e che avrebbe sposato uno scavatore di buchi benefici per nascondervi tesori o comunicare con i bambini africani affamati. Un\’infanzia che ha rimosso, cambiandosi il nome e dimenticandosi del fratello, per affermarsi in modalità Margaret Thatcher (o Madame Curie, o Maria Callas, o Ava Gardner, o Meryl Streep). Anche se il miglior paragone per il suo sguardo è quello con Rossella O\’Hara quando sibila grintosa che non patirà mai più la fame. Inutile dire che il tarlo agreste fa breccia nella scorza cittadina e trionfano paesaggi pacchiani, aquiloni e quieto vivere stile Amélie. Il tempo delle mele sdolcinate affossa la maturità di Sophie Marceau: bella, brava e sprecata in un film stucchevole fino alla nausea.
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