C\’era una volta un tipo tardo che esce di prigione e conosce una disabile non autosufficiente. Entrambi sono detestati in famiglia. Sembra che la stupri selvatico, ma quel corpo sgrammaticato reagisce con spasmi crudi che si trasformano in dedizione. Lui la chiama Principessa, lei mugugna poesia e lo ribattezza Generale. Tubano al telefono, vivono una gracile passione intensa che annulla ogni diversità. Ma non ci sarà amore negli occhi di chi li guarda. Chi poteva raccontare una storia così? Solo un Maestro d\’oriente. Uno vero, non l\’ennesimo giocoliere (di solito horror) incensato da critici col torcicollo a est. Il coreano Lee Chang-dong tesse un altro capolavoro: primi piani che fluiscono nell\’anima, albicocche marcite come in un giusto tramonto. Una badante sull\’orlo dell\’Alzheimer tenta di trovare in sé (e a lezione) la poesia che insegue dai tempi della scuola. La figlia è lontana, il nipote vive chiuso a riccio tra coperte, amici e tv. Si è messo in un brutto guaio: usa il pisello o un hula hoop come fossero solo questione di corpo. Ancora un invalido e una sessualità ostica. Gocce di pioggia sulla pagina bianca. La signora delle camelie sboccia in inverno: una sensazionale attrice da anni lontano dalle scene.Voce fuori campo che illumina d\’immensa serenità e non di retorica (vedi: “Non lasciarmi”). Opere così fanno pensare di essere nati dal lato stucchevole del mondo.
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