Massachusetts, anni 90. Il boom industriale ha lasciato il posto a disoccupazione, fuga nel crack e strade da riasfaltare (la prima di tante metafore troppo bitumate). Nemmeno semi-consumato dalla droga, Christian Bale riesce a sembrare maggiore di Mark Whalberg (che ha tre anni di più e si vede), ma in un ruolo ossuto dà sempre il meglio di sé – vedi “L\’uomo senza sonno” – conquistandosi un giusto Oscar come miglior non protagonista. Statuetta anche per la parassita madre/manager Melissa Leo di “Frozen River” (recuperatelo!). I due sono pugili. In acclamate passerelle di quartiere, il primo campa di rendita per aver messo al tappeto Sugar Ray Leonard (che forse era scivolato) e sulla scarsa gloria del fratello che allena poco e male, mandandolo al massacro contro avversari di diversa categoria per non perdere la borsa. Arriva la barista Amy Adams e il torello si scatena, anche contro la famiglia. La storia e è vera, ma così romanzata alla “Rocky” da sembrare fasulla. Finché può sta alla larga dalle mazzate sul ring (difficili da riprendere), ma non risparmia colpi sotto la cintura retorica del volemose bene. Imballato con e senza guantoni, Mark Whalberg incassa insulti e montanti spacciandola per tattica. Micky Ward, campione dei pesi welter nel 2000, dovrebbe far(si) giustizia.
No Comments