Un padre che non ha conosciuto suo padre e sa che sta per lasciare orfani i propri figli, vive nella melma della bigiotteria umana dei quartieri meticci di Barcellona facendo lavori sporchi con (su per tra fra) gli extracomunitari. Ma gli fa schifo mangiare il gelato con le mani e leccarsele: tenta di dare un\’educazione in famiglia, alla sua vita e alla sua morte. Impossibile. La moglie prostituta lotta con una paranoia da ricovero, il fratello gozzoviglia al ritmo alcolico de la noche, la polizia corrotta ha scatti di razzismo, un tumore gli consuma le ossa e tutto il resto, ogni buona intenzione finisce in strage di sentimenti o di esseri umani. Javier Bardem, di nuovo col mare dentro, urina sangue, si siringa il sangue, dissangua la speranza in un mondo lercio dove ogni suono è rumore e ogni luce illusoria. Alejandro Gonzalez Iñarritu di “Amores Perros”, “21 grammi” e “Babel”, rinuncia (non del del tutto) alla struttura a incastri e si dilunga compiaciuto esibendo cadaveri, muri marci, gufi morti, falene, echi e simboli stridenti. E\’ un Autore, sa come farlo. E il suo credibile protagonista che parla malvolentieri coi morti dà la mazzata definitiva al sopravvalutato “Hereafter”. Ma anche a Iñarritu non piace impiastricciarsi davvero col proprio gelato. Purtroppo si vede.
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