Intrigo nella grigia Berlino, e non è una novità. Il dottor Liam Neeson, appena arrivato per un convegno di biotecnologia, ha un brutto incidente in taxi, si risveglia dopo quattro giorni di ospedale e corre in albergo dove immagina la moglie sia impazzita di preoccupazione. Invece la splendida January Jones di “Mad Men” non solo non lo riconosce, ma è in serena compagnia di un uomo che ha preso la sua identità. La Security non gli crede, la Polizei neanche, ma lui insiste e va a sbattere contro sorprese depotenziate da decine di film analoghi (anzi identici) e contro inseguimenti depotenziati da centinaia di film simili, anche se con meno soldi da spendere. Entrambe le componenti sono sballate e noiosette: voragini logiche nei comportamenti e fracasso costante. Ma siamo rassegnati alle lodi di chi intonerà la consueta pippa hitchcokiana (con echi del peggior Polanski) sul personaggio in balia di eventi che non controlla: qui nessuno è chi si crede che sia e nemmeno chi egli pensa di essere. Il regista di “Orphan” si conferma abile nella confezione, ma smarrisce l\’efficacia del romanzo a monte. Molto bravi Diane Kruger e Bruno Ganz. Il botanico poco tonico Liam Neeson ha la faccia giusta di chi è stato beccato senza documenti e sa di non essere Matt Damon.
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