Le cose, la vita, qualcosa può ancora essere bello dopo la morte di un figlio? Una coppia alto-borghese reagisce in modo diverso, ma mantiene un inossidabile amore di fondo. Lui vorrebbe ritentare, lei trova odiosa anche solo l\’idea del sesso. Lui sopporta la riunione serale dei genitori in lutto e quasi vi incontra un\’amante, lei non tollera chi si consola pensando che un dio avesse bisogno di un angelo in più (). A lui manca il cane, allontanato dopo aver causato l\’incidente fatale; lei va a cercare il giovane colpevole e ne condivide sogni e talenti. Nicole Kidman torna all\’eccellenza e a sembianze umane. Allo sguardo di Aaron Eckart si può appendere ogni ruolo. Ci sono inviti sgraditi, troppi bambini altrui, una sorella incinta, abiti usati, video da riguardare per cancellare il dolore (o viceversa). E c\’è la lite in salotto dove duellano sensibili dialoghi. L\’ottimo sceneggiatore di “Robots” offre il suo testo teatrale al regista che (si) esaltò transgender in “Hedwig” e intonò l\’inno degli States nel trenino omosex di “Shortbus” (popper-corn movie). Cosa ne esce? Un\’opera densa che commuove senza ricattare. Il passato come una pietra in tasca che pesa ma non (ti) affonda. Nulla potrà più essere bello, ma qualcosa ancora (ci )sarà.
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