Grazia che vince non si cambia. Dopo il successo di “Pranzo di Ferragosto”, Gianni Di Gregorio ripropone se stesso, la propria garbata sensibilità, i suoi vecchi (splendida parola) le cui debolezze senili non hanno mai sapore di vergogna o di antiche note di Baglioni. E\’ un pensionato 60enne che vive assecondando le commissioni della moglie, i vizi della figlia studentessa (davvero sua figlia) con fidanzato sfaccendato, del suo cagnetto, del cane immenso della bella vicina e – soprattutto – i capricci della madre che gioca d\’azzardo, è generosa solo con la badante e gli fa evaporare l\’eredità sotto il naso: la 95enne Valeria De Franciscis, di nuovo strepitosa. Un amico lo induce a goffi tentativi erotici per liberarlo dal male della solitudine, lui colleziona tenere brutte figure che si fermano un bagliore prima della retorica e un attimo prima della condanna all\’eterna malinconia (Avati) mentre raggi di sole tramontano tra le foglie (
GIANNI E LE DONNE

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