Sull\’orlo dell\’Alzheimer, un ebreo canadese (federalista anti-secessionista) fuma, beve e ricorda: decenni di sigari, whisky e irriverenza che piace definire \’politicamente scorretta\’, ma è un percorso esistenziale . Una moglie suicida, incinta (non di lui); una moglie ricca, tradita il giorno del matrimonio; un\’adorata terza moglie che non ha saputo meritare. Un amico che forse ha ucciso dopo una lite sul lago. Uno sboccato padre poliziotto (Dustin Hoffman), morto felice al bordello. La compiaciuta avversione di Barney per ogni sfumatura di stabilità, trova in Paul Giamatti un interprete eccellente, ma privo del fascino carnale – grandi appetiti conditi da ottime letture – del meraviglioso \’mostro\’ del libro. E la sua vita vissuta al vetriolo, spesso galleggia in una regia consolatoria con sussulti pacchiani (i viaggi a Roma, Parigi in origine). Si è scelto di non fare ombra al personaggio di Mordecai Richler, deceduto prima di poter sceneggiare una creatura troppo esplicita per i Coen e troppo seriosa per Woody Allen. I fan del libro (ottimo) sottolineano ogni battuta con risa e gridolini degni della Monaca di Monza a un film di Rocco Siffedi mentre sullo schermo si susseguono fogliate da sitcom d\’autore. Barney Jefferson?
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