Preziosa di nome ma non nel fisico, una 16enne nera extra-extra-large ha il muso perenne: vive ad Harlem con la madre obesa che sta spiaggiata davanti alla tv e la tratta da serva, ha una figlia con la sindrome di Down, frutto dello stupro del padre (sieropositivo) ed è di nuovo incinta (altro stupro). I ragazzi la sfottono crudeli. Quando è sola, si sogna una star: elegante a pois, disinvolta, invidiata, sorridente mentre sfugge alle fiamme dei ricordi. E\’ quasi analfabeta, destinata al sussidio, ma le piace la matematica. In una scuola per giovani disagiati, nuovi amici e una nuova insegnante la spingeranno a conquistare una sofferta dignità di donna e di madre. Storia dolorosa, ma percorso segnato da una sceneggiatura ottimista/già vista e da una regia che si crogiola in ralenti e foto parlanti: nonostante l\’ambientazione negli anni 80, è il perfetto film dell\’era Obama: la ragazza infelice, che scruta con sguardo lesso Martin Luther King (e Sophia Loren) in tv, galleggia tra scogli ferocemente da cinema, disposti e sminati con cinica arte. Il film di Lee Daniels morde davvero solo quando va in zona Spike Lee: tono e monologhi sboccati che hanno portato all\’Oscar la rabbia oversize di Mo\’Nique. Lenny Kravitz e Mariah Carey fanno ebony and ivory sulla cine-tastiera compiaciuta.
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