Questo ennesimo cine-esorcismo non sarà certo l\’ultimo, ma è tra i meno peggio di una serie logorata da anatemi sempre più grotteschi e contorsioni sempre più vomitevoli (in ogni senso). Complice il solito espediente del finto documentario, luci e ombre fanno utile confusione dribblando il già visto quando la paranormal activity finisce in zona “L\’esorcista”: su scale da scendere a mo\’ di granchio o su letti da torcicollo. Bella idea diabolica: la macchina da presa si fa essa stessa strumento di morte. Lo scacciademoni è un pastore (figlio d\’arte) con la vocazione del performer religioso a stelle e strisce: uno showman in viaggio per conto di Dio tra anime da scuotere con Sacre Scritture e giochi di prestigio. Perso il pilota automatico della fede, gli resta la truffa per campare: un fumante crocifisso a pile, voci infernali che si manifestano grazie all\’elettronica. Nella Louisiana allagata di superstizioni, il suo ultimo cliente è un vedovo che vive isolato con la Bibbia, la bottiglia, il figlio rabbioso e la figlia 16enne violentemente sonnambula. E\’ lei che sgozza i tori? O il diavolo c\’è davvero, così che il falso esorcista pentito ritrovi la retta via? Dopo un buon percorso di sospetti, tutto si compie in un finale che ribalta le credenze e strizza l\’occhio a “Rosemary\’s Baby”.
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