Il denaro non dorme mai, recita il sottotitolo che taglia due parole al cinico proclama del redivivo Gordon Gekko. dice appena uscito di galera (negli Stati Uniti i finanzieri delinquenti ci vanno), pronto a riaddentare da pescecane i nuovi predatori dell’economia che da reale si è fatta virtuale. E’ arrogante, seducente, sprezzantemente in cattedra come nel film anti-yuppie del 1987 di Oliver Stone (figlio di un broker) che fruttò l’Oscar a Michael Douglas, rapace oggi come allora. Ha un cellulare preistorico, un bestseller da cavalcare e una figlia che lo detesta con fidanzatino broker pure lui, ma con ideali ecologici. Il dramma famigliare interferisce coi conflitti del business e il film va in tilt. Ambiziosi squaletti in Ducati, sentimenti off shore (ops), rigurgiti moralisti in una trama che funziona solo quando ha sguardo . Infatti brillano Josh Brolin ed Eli Wallach nel buio/mogano delle alte sfere, mentre fanno annoiata tenerezza Shia LaBeouf e Carrey Mulligan nel loft dove galleggiano scontati. Si vede Saturno divorare i figli in un quadro/metafora di Goya. Vale anche per Stone: il primo “Wall Street” non fu un grande parto, questo neppure. I film migliori li fa quando non ha bisogno di soldi.
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