La sospirata gara di dance underground coi dollaroni in palio. Il magazzino sotto sfratto che ospita la corte dei miracoli acrobatico/danzanti (anche in bagno) tra liberatorie scarpe sfavillanti e muri su cui rimbalzare a tempo. Spruzzi d’acqua e di luce. Gli amici/pirati, ovvero la crew. Il nemico giurato: bello e bullo. Il più bello (anzi vero fico Abercrombie) con storia triste alle spalle e canottiera sotto. La fanciulla contesa: determinata nelle coreografie, ma con un segreto di famiglia. Lo studentello di ingegneria che arriva a New York e fa subito il saltello giusto. La sua amica del cuore che mira al suo cuore. Il tango mascherato. Singin’ and Dancin’ tra i lampioni e attraverso i taxi (ricorda niente?). Doppia scena madre nelle separazioni. Lo stesso regista del secondo episodio. Il 3D che esalta le gocce d’acqua, quelle di sudore e ti libera addosso i palloncini (vedi “Up”). Il documentario girato dal protagonista, così qualche critico s’illumina vedendo cinema nel cinema. Proclami poetici:
STEP UP 3D

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