Nato nei favolosi anni Sessanta, illuminati da Gino Paoli e dagli elettroshock, un ragazzino finisce per 35 anni in manicomio. Perché sua madre è morta lì e lui accompagnava la nonna con le uova. Perché va male a scuola, mangia i ragni e confonde matti, santi e marziani (anche femmine). Perché padre e fratelli lo disprezzano e ha visto brutte morti fuori, dentro e sui cancelli. Perché . E’ solo disturbato, cresciuto nell’ossessione di un bisogno di ordine che trova nelle cantilene e nella lista della spesa. Da pazzo, sarà finalmente libero. Libero di chiedere () alla cotta della sua infanzia (Maya Sansa), ritrovata in un supermercato del supermercato Terra, dove per lui il direttore è Gesù Cristo. Ascanio Celestini è un teatrante che surclassa la docufiction, è Pirandello immerso in Dickens, è stralunata Memoria che procede. Approfitta del berretto a sonagli della follia, e dello straordinario alter ego Giorgio Tirabassi, per dire verità poco alla moda sull’uomo, la passione, la religione, l’emarginazione. Non-sensi e non-luoghi al neon. La macchina da presa si fa strumento necessario in questa toccante ballata tragicomica che affronta un tema che può mettere a disagio. Andateci perplessi, andateci di nascosto. Ma andate a vedere a cosa serve il Cinema.
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