Sembra siano una giovane coppia lessa sul divano davanti a un telequiz, invece sono madre e figlio: lei stecchita dell’eroina, lui minorenne in apnea. E’ la perfetta introduzione a una giungla umana che si macchierà di morti ammazzati, di odio e di vendetta nella sostanza, senza mai perdere la forma di uno stile freddo eppure curioso, angosciante proprio perché attutito. Raccattato da una bizzarra nonna/omicidi, che apprende senza un lamento della morte della figlia (e via via con reazioni gagliarde delle disavventure degli altri), il ragazzo è testimone di brutti segreti di famiglia: lo zio ricercato fa deleterie irruzioni in casa, un altro è un debole con problemi sessuali ed è in corso una faida senza esclusione di bastardi colpi mortali tra delinquenti e poliziotti, molti dei quali corrotti. Una pistola da sventolare al semaforo può rendere forte chi si sente invisibile persino per l’apparecchio che asciuga le mani nei bagni pubblici: il giovane perde la calma, la ragazza, la fiducia. Fino a trovare un se stesso in trappola: disperato e implacabile. Partendo da un reale fatto di cronaca, un ex reporter di Sidney esordisce dirigendo in modo eccellente un ottimo cast che fa decollare una trama non nuova, sullo sfondo grigiastro di un’Australia lontana dalle cartoline e vicina alla Finlandia di Kaurismaki.
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