A Parigi, nel 1911, cosa fa agitare (e soffrire) all’unisono un decrepito scienziato e uno pterodattilo neonato? Lo scoprirà la scrittrice/archeologa reduce da un’avventura egizia modello Gardaland e con una sorella da ‘resuscitare’ dopo uno stramaledetto incidente sul campo da tennis. Un uovo vecchio di milioni di anni, un fumetto di tre decenni fa ambientato nella Belle Epoque, le mummie redivive nel Louvre di Belfagor: Luc Besson si cala nel fantasy giocando con la miscela dei tempi in un’opera bizzarra che trotta abilmente nell’ironia e sbanda inevitabilmente nell’abusato già visto. L’eroina non è un Indiana Croft: la brava Louise Bourgoin ha cappello piumato, stola/guinzaglio, figurino ambizioso, poca confidenza coi cammelli e piglio civettuolo (un suo quasi-nudo fa ribollire i sarcofagi). Va quasi perduto il pungente femminismo retrò di cui l’ha dotata Jacques Tardi, ma la fanciulla è a suo agio tra citazioni, anacronismi e zombie del Nilo in bombetta sulla Senna. Besson ha i meriti di sempre: sdolcinato quando non te l’aspetti, funebre quando serve, adulto coi piccoli, moccioso con i grandi. E il cast fa faville: godetevi l’irriconoscibile kattivo Mathieu Amalric di “Quantum of Solace” e “Lo scafandro e la farfalla”. Prossimo appuntamento sul Titanic.
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