Il grassoccio, pelato e senza collo Gru non è cattivissimo, né spaventoso (gruesome), né spregevole quanto vorrebbe il titolo originale (“Despicable Me”). E’ un megalomane finto/sadico che dalla sarcastica vecchia mammina ha ricevuto un goffo naso a punta e una valanga di frustrazione. Schernisce i bambini, raggela la gente in fila, ha una pelle di panda e un divano/dinosauro in salotto, ma è solo in malavitosa attesa sentimentale delle orfanelle giuste per sciogliergli il cuore. Quando il suo rivale in furfanteria cosmica ruba una piramide (lui si è fregato la Statua della Libertà, ma quella di Las Vegas), decide di mirare alto: la luna. Una (nota) banca non gli finanzia il megafurto, ma dalla sua ha i tecno-casinari minons: gialli tirapiedi occhiuti, nipoti degli Oompa Loompa e pensati per l’orbita del merchandising. Razzi, squali e uno scienziato decrepito. Gag giocoliere. Debiti immensi con “Gli Incredibili” e il nostro Bruno Bozzetto (il ricco nemico nerd quattrocchi col caschetto). Grande entusiasmo della critica, ottimi incassi americani e nostrani, ma “Cattivissimo me”, primo cartoon targato Universal, è un filmastro simpatico e nulla più. Macchinoso nel ritmo, abile nell’usare il 3D per poi sfotterlo nei titoli di coda. DreamWorks e Pixar restano su un altro pianeta.
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