Modesta ma severa cine-proposta: vietare per tre generazioni di spettatori (minimo 35 anni) i remake di film gloriosi che hanno tutto il diritto di godersi la meritata fama in replica: a noleggio, in tv, o come vi pare. E bandire i rebooting, ovvero la ripresa di saghe cadute in disuso riavviandole da capo, poco rivedute e mal corrette. Un genere che mostra lo scheletro liso anche nelle mani di quel geniaccio horror di Rob Zombie che spreca talento a resuscitare “Halloween” invece di dedicarsi ad altre case, ad altri corpi, ad altri diavoli clown. Così ci saremmo risparmiati questo bis fiacco dei feroci incubi artigliati da Wes Craven nel 1984. Dagli antri muscosi, dai drugstore lucenti, da boschi e da arse fucine stridenti, riecco il kattivo con maglione a righe e cappellaccio che ti dilania se ti addormenti. Perché le colpe dei padri (che lo massacrarono) devono ricadere sui figli assonnati. Nessuno, tranne il mitico Robert Englund, può essere Freddy Krueger; né la nuova miscela di incubo e realtà riesce a riportare a Elm Street occhi cerchiati di stanchezza e paura. E, per una volta, non perché siamo invecchiati noi che ci siamo goduti l’originale. Ma proprio perché ancora oggi basta e avanza quello. Qui mai un brivido: neanche coi graffi su lavagne e tubature.
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