. Così Gerald Butler vede il procuratore Jamie Foxx patteggiare col più feroce dei due criminali che gli hanno violentato e ucciso moglie e figlia, al fine di essere sicuro di incastrare l’altro. Così diviene il consueto vendicatore in proprio che fa – letteralmente – a pezzi i criminali e il sistema giudiziario a stelle e strisce. Più ingegnoso del consueto a dire il vero: siamo a livello Diabolik quanto a scavi, provocazioni e genio dinamitardo. La vittima dell’ingiustizia e il pezzo grosso politico/legale si fronteggiano in un duello (a)morale vecchio quanto il cinema, su sfondo di frasi ad effetto (, non puoi combattere il fato) e ricatti carcerari che esigono asparagi e cavilli novelli. Il regista di “The Italian Job”, “Il negoziatore” e “Il risolutore” all’inizio coltiva il thriller sincopato: cala il sipario sul saggio musicale, si alza quello su una feroce esecuzione. Poi si limita ad accumulare improbabili fattacci bombaroli schizzati da lampi sanguinolenti. Morale reazionaria, è ovvio. Che però merita un nota: se la trama non fosse yankee ma di un film d’oriente, ce la berremmo con più indulgenza per gli acuti giustizieri. Trovandole un giusto alibi nello stile.
No Comments
No Comments