Il vedovo coi (sacrosanti) sensi di colpa Aaron Heckart ha reagito al lutto scrivendo un best seller in cui esorta a trasformare l’asprezza del limone (ovvero il destino) nella capacità di prepararsi una limonata. Arriva nella suggestiva (non per lui) Seattle: accende candele nei meeting di autocoscienza per sfortunati nella sua stessa condizione, carboni ardenti per esortare a un nuovo cammino, speranze nel portafoglio del suo agente con grosse trattative nel mirino. Ma in privato è depresso e il suocero Martin Sheen, strepitoso quanto il suo pappagallo, lo fronteggia accusandolo di viltà e cinismo. Ecco dunque sbocciare per lui la fioraia Jennifer Aniston che non sa coltivare rapporti d’amore, ma scrive arcane parole sui muri e offre gradevoli scorze sexy alla lemon comedy agrodolce. Inevitabile passione frizzante in difficoltosa fuga dai rimorsi, inevitabile elaborazione del lutto con tanto di pellegrinaggio alla tomba di Bruce Lee (e figlio). Tutto poco speciale, tranne la giusta scelta di Aaron Eckhart che sa cavarsela bene sia come (finto) cinico (tormentato) che in versione pastafrolla romantica. Non per niente viene da “Nella società degli uomini”, da “Thank You For Smoking”, da “Il cavaliere oscuro” e da “Sapori e dissapori”.
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