Come nel capolavoro di Lumet, “Onora il padre e la madre”, anche qui due fratelli, un padre, echi di tragedia nera. E di nuovo la storia è geometrica, girata con perizia: robusto poliziesco d’altri tempi. Qualcuno ha sentenziato: . Scrive e dirige James Gray, vincitore di un leoncino veneziano, nel 1994, a 24 anni con “Little Odessa” (recuperatelo!). Di ritorno nella comunità russa di New York, il killer Tim Roth doveva fare i conti con la vendetta dei nemici, un genitore ostile e una madre malata di cancro. Ancora rapporti psico/famigliari complessi e feroce malavita dell’est agitano i presunti padroni della notte, ovvero la polizia. Per la quale Gray fa palesemente il tifo beccandosi del reazionario (quando va bene). Guai se i feroci boss trapiantati sapessero che il brillante giovanotto che gestisce il loro locale/paravento ha un padre d’alto grado in divisa e un fratello che ne segue brillantemente le orme. Un omicidio riallaccia il legame del sangue. E molto dovrà scorrerne, facendo deragliare ogni regola. Il bellimbusto redimibile Joaquin Phoenix e il retto/squadrato Mark Whalberg si fronteggiano su nobili sfondi: Robert Duvall è la Giustizia, Eva Mendes un gran bel premio.
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