Il precario italiano Luca Lionello viene dall’Abruzzo e mente alla famiglia sul suo vero lavoro: fa pulizie saltuarie. Il precario rumeno Eduard Gabia viene da una brutta infanzia a Bucarest e annaspa a Roma. Si incontrano, si scontrano, condividono casa, pastasciutta, gita al mare, licenziamenti e la speranza di un ristorante alla foce del Danubio. Ma la fotografa Chiara Caselli, giocando sporco, fa del secondo un’icona del marketing laccato/parassita. Storia sensibile e bravi attori. Ma tono scontato che non s’impenna, sguardo gay che tutto avvolge e nulla risolve. La padrona di casa Littizzetto è fuori posto e dialetto. Gran fiorire di rami pretenziosi: “L’ultima rivoluzione” come sottotitolo, spezzoni di tg, e dialoghi di troppo esemplare didattica. Carmine Amoroso, che travestì e ripittò Lo Verso nel malaccorto “Come mi vuoi”, qui asciuga il grottesco in cronaca desolata. Ma la malcelata ossessione del nudo e la smaccata banalità con cui ritrae la Milano da bere ne rivelano la precarietà dello stile.
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