Buttato nell’Egeo, un migrante/simbolo che usa una lingua inventata, si rifugia in un villaggio vacanze chic. Travestimenti e disavventure (idrauliche) da vecchie comiche, ma il moderno Ulisse (Itaca è la Francia) è dotato di una notevole prestanza fisica che lo cava da ogni guaio, smentendo la direttrice dell’albergo () e trasformando in autogol la socio-morale pensata dal regista ‘politico’ Constantin Costa-Gavras (“Z”, “Missing”, “Amen”). Si è giustificato dicendo che se avesse scelto un protagonista brutto, l’avrebbero accusato di razzismo. Il che è un altro autogol liberal. Scamarcio approda alla spiaggia nudista, mostra le chiappe (ma a un vigilante basta togliersi l’asciugamano per surclassarlo), subisce l’allupato assalto di uomini e donne, s’indigna, si concede, è ingannato, viaggia, fugge, impara che l’abito fa il monaco e la divisa peggio. Dice poche battute, ha Charlot (e Tarzan) come modello, se la cava bene. Attraversa stati di polizia, egoismi tecnologici, liti e acquazzoni borghesi. Riceve doni, truffe e consigli. Sconvolge una mensa e una colazione sull’erba. A Parigi, un illusionista gli rivela che: . I registi impegnati no di certo, ormai ci siamo rassegnati.
No Comments
No Comments