Scampando a un fiume ghiacciato, un ragazzino scopre di avere il dono del teletrasporto. Cresce surfando tra i luoghi e sulla vita: l’attimo prima rimorchia una mora a Londra, quello dopo è alle isole Fiji. Come un angelo viziato, si ripara dalla pioggia sul Big Ben e si abbronza sopra la Sfinge. Si mantiene smaterializzandosi dai caveau delle banche dopo aver fatto rifornimento. Il regista del primo episodio delle smemorate gesta di Damon/Bourne e dei non memorabili gesti di Brad e Angelina l’un contro l’altro armati, segue svogliato le insulse avventure da cartolina di un legnoso Hayden Christensen, meritevole di espulsione dal nobile ordine Jedi. Lo insegue il Paladino Imbiancato Samuel L. Jackson, al quale non piace che lui e i suoi simili (il fu Billy Elliot) abbiano poteri divini. Ampia parentesi romana: Colosseo svillaneggiato, poliziotti e tassisti naif. Goffo finale prima fracassone e poi freudiano (con mamma Diane Lane). Tutto senza verve, né coraggio, scene di semi-sesso comprese.
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