Cambiano (non in meglio) i selezionatori veneziani, non cambia l’occhio strabico sul cinema nostrano: la pellicole migliori in rassegne collaterali, molte patacche in bella Mostra. Qui Pappi Corsicato vorrebbe tradurre in grottesca salsa partenopea un racconto di Heinrich von Kleist di due secoli fa: “La Marchesa von O.”. Una donna si scopre incinta senza causa, ma ha subito violenza… Il sesto senso surreale del regista concepisce un’impacciata trama in overdose da citazioni. Divertimento e recitazioni sotto il livello di guardia. Stile sterile, come Alessandro Gassman marito assente che se ne va con le parole di Rhett a Rossella. La sgommante (sui tacchi) Caterina Murino, ex Bond Girl al primo ruolo da protagonista in patria, è ribattezzata come la moto del Che e gettata nel calderone kitsch: ingrediente troppo piccante usato senza misura ma, vestita soltanto di lilium, è una italian beauty senza pari. Abiti e colori da Carosello, un reggipetto auto-esplosivo, Stella Martina sciocchina in vetrina, Iaia (troppo) Forte, gambe femminili in onore di Truffaut, Isabella Ferrari in versione Sophia, una carrozzella che cade lungo la scalinata, suore messe in croce, Mina e sangria. A leggerlo sembra Almodóvar. A vederlo – purtroppo – è Corsicato.
No Comments