Gli spettatori di “The Office” e “Six Feet Under” riconosceranno il bravo e bisteccoso Rainn Wilson. Agli altri il protagonista che si infila il vomito in tasca come portafortuna, sembrerà una gradita controfigura del Jack Black di “School of Rock”, complice un ruolo dove si latra piacevolmente di musica ed esistenzialismo. E’ il batterista esaltato/sfigato che una pacchiana band anni ’80 scaricò a un balzo dal successo (vicenda ispirata a quella di Pete Best, il beatle che non divenne mai tale, qui in una comparsata). Vent’anni dopo, grazie a uno spogliarello amplificato da YouTube, il grezzone che scambia la cam per un microfono troverà la riscossa musicale e umana suonando con il grassoccio nipote teenager e i suoi amici: l’ombroso baby cantautore e la biondina ostinata. Dal garage di casa (dov’è ospite sgradito della sorella) allo stadio di Cleveland, passando per arresti, camere di albergo distrutte e sballo alcolico, come prevede il maledetto pedigree di un artista rock. Ma tutto fuori tempo massimo. Peter Cattaneo, già babbo/regista di “Full Monty”, ritenta la via dell’abile ruffianeria spigliata/spogliata su sfondo musicale. Pentagramma umano abusato. Alti e bassi prevedibili. Lievità a oltranza. Ma simpatia, tanta.
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