La pupa del boss serbo ha deciso che è il suo ultimo giorno: se ne andrà dopo avergli svuotato la cassaforte. Ma il giovane scagnozzo che brucia chioschi e nostalgie, sceglie proprio quelle ore per rivelarle il suo amore antico, cresciuto con il desiderio insistente per quella donna più matura. Perché la fuggitiva è una bionda ancora avvenente ma quasi sfiorita, il criminale è malato e compiacente, il ragazzo ha una mamma persa nella nostalgia da accudire… Siamo tra i grigissimi caseggiati di una Belgrado che sembra Scampia, non in un film hollywoodiano dove caratteri e situazioni analoghe brillerebbero stereotipati. Anche qui c’è una pistola che prima o poi dovrà sparare, ma contano gli intensi attimi verosimili di vite sbagliate: tragedie inesplose, sottolineate dalle accanite note di “Besame Mucho”. La figlioletta del padrino al tramonto si rifiuta di parlare: appena può corre sul tetto, in piedi sul parapetto. Altri la rincorrono, le si affiancano. Non hanno bisogno di buttarsi per conoscere il nulla.
No Comments