Sean William Scott viene degli “American Pie”, Paul Rudd da “Molto incinta” e “40 anni vergine”. Curriculum in regola per fare qui i bellocci assai cazzoni (dickish), abili nel turpiloquio insistito ma divertente. Uno è un playboy cronico che – letteralmente – vanta le conquiste sulla punta delle dita, l’altro un iperteso che non sopporta più il suo lavoro e il suo prossimo. Girano le scuole yankee per pubblicizzare le virtù della verde bevanda Minotaurus, opposte a quelle della droga. Finita la lezioncina, si fanno una canna e urinano come Shrek. Mollato dalla fidanzata (scena esilarante nel suo studio da avvocato di balordi), il frustrato sputa la bibita, esalta gli stupefacenti in classe, finisce con il loro camper cornuto a cavallo di un monumento. E’ la (breve) parte del film che funziona. Seguono 150 ore di riabilitazione sociale, inflitte dal giudice al posto della galera, da scontare in un centro di supporto per giovanissimi diretto da una ex cocainomane troppo riabilitata. Allo sciupafemmine tocca un ragazzino nero che parla più sboccato di lui, al suo compare un fanatico dei giochi di ruolo medievali. Occorre continuare? Doppio percorso formativo: diffidenza, musi, poi KISS, abbracci e lietissimo fine su ogni fronte. Tranne quello del divertimento.
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