Una volta si chiamava peplum: cinema d’azione storico/mitologica. Forse domani troverà una nobiltà retrospettiva grazie a qualche sbroccato per il passato remoto a oltranza quanto Tarantino lo è oggi per l’antico horror nostrano, pacchiano doc. Intanto ci sorbiamo questi cortocircuiti avventurosi in cui le multinazionali fanno copulare insieme storia e leggende ottenendone aborti di epica mostruosità. Qui, la mano di Dino De Laurentiis che ha firmato gli assegni per portare sullo schermo il fanta-sussidiaro di Valerio Massimo Manfredi, meriterebbe la punizione di Muzio Scevola. Colin Firth centurione controvoglia, Miss Mondo Aishwarya Rai da Bollywood a Bisanzio, Sir Ben Kingsely Merlino per Semola Romolo Augustolo (per l’imperatorino deposto nel 476 ci s’inventa la riscossa dopo soggiorno in casa altrui: la villa di Tiberio a Capri). La spada nella roccia targata Giulio Cesare, l’ingenuità narrativa sugli scudi, l’impero romano che tramonta nel ridicolo…
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