Fa tappa a Roubaix, città del regista, il dramma di famiglia che attende peccati e peccatori al varco del cenone sotto l’albero: rancori, sfoghi e malattie. Che qui sono passato e futuro doloroso: nessun trapianto compatibile ieri per un figlio (un bis fu partorito invano per l’uso e poi detestato) e due possibilità in casa ora che a essere condannata è la madre. E’ il genere di cinema ringhioso/sdolcinato che agli europei riesce raramente e agli americani quasi mai. Nonostante 150 minuti che andavano asciugati, Arnaud Desplechin fa centro: dialoghi feroci e sinceri fino al (e sul) midollo, ispirato cozzare di nuore (quasi) sbagliate, adolescenti psico-turbati, eterni amori contemplativi, ex mariti in fuga dal presepe umano che si scazzotta e persino una vecchia lesbica patriarca. Benvenuti sulla montagna disincantata dell’armonia famigliare impasticcata, Arcadia innevata su cui regna la splendida Giunone che ama il buon marito/rospo molto più dei figli: coppia vogliosa di una cappa di noia (e sesso). La pecora nera, alcolico personaggio mitologico/letterario che sa di essere tale, è Mathieu Amalric,
RACCONTO DI NATALE

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